10 cose da tenere d'occhio nel Super Tuesday - Fondazione PER
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10 cose da tenere d’occhio nel Super Tuesday

di Vittorio Ferla

 

Cosa c’è di così “super” nel Super Tuesday? 10 cose da tenere a mente.

1- Un numero enorme di delegati è in palio in 14 stati: oltre il 30% del totale nazionale. I candidati devono vincere 1.991 delegati in tutta la nazione per ottenere  la nomination al primo voto alla convention democratica di luglio. I 14 Stati in ballo martedì (oltre al distretto delle Samoa americane) sono: Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, Carolina del Nord, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia.

2- I candidati devono generalmente raggiungere una soglia del 15% per ottenere delegati in qualsiasi stato. Questo è un numero chiave. Con il ritiro dalla gara di Buttigieg, Klobuchar e Steyer i loro elettori potenziali andranno a rafforzare altri candidati: molto probabilmente Biden, che occupa la stessa corsia mediana del fronte democratico.

3- Da verificare però il ruolo di Bloomberg che potrebbe togliere voti a Biden in alcuni Stati chiave: in alcuni casi ciò potrebbe significare non superare lo sbarramento del 15%. Con il paradosso di favorire Sanders.

4- Il duello principale è quello tra Biden e Sanders. L’ex vicepresidente è il più forte in tutto il Sud: in particolare in Oklahoma, Arkansas, Alabama e Tennesse. Sanders conta sugli stati liberal del Nord (come il suo Vermont e come il Minnesota di Amy Klobuchar, che si è ritirata) e dell’Ovest (California). I più importanti testa a testa potrebbero essere in Carolina del Nord, Virginia e Texas. Un sondaggio della NBC/Marist nella Carolina del Nord ha mostrato Biden e Sanders in pareggio virtuale: ma il sondaggio è stato condotto prima della vittoria di Biden nella Carolina del Sud e prima del ritiro di Buttigieg, uno dei suoi rivali moderati.

5- L’altro confronto si gioca sul voto delle minoranze etniche. In South Carolina Biden ha dimostrato di poter contare sul consenso degli afroamericani, forse anche grazie alla sua lunga collaborazione con Barack Obama. In Nevada Sanders ha dimostrato di essere il preferito dei Latinos che sono numerosissimi in Texas e in California. In questi due Stati Sanders, non a caso, sembra avere un 15% di vantaggio sul suo diretto concorrente. Bisogna infine ricordare che gli ispanici sono diventati negli ultimi anni il gruppo etnico più rilevante negli Usa, superando anche la popolazione nera.

6- Dopo la grande vittoria in Carolina del Sud, Biden sta ottenendo una pioggia di endorsement. Durante il fine settimana, ha ricevuto il sostegno del governatore Terry McAuliffe della Virginia, dei deputati Bobby Scott e Jennifer Wexton della Virginia, dell’ex senatore Blanche Lincoln dell’Arkansas, del deputato Debbie Wasserman Schultz della Florida, ex capo del Comitato nazionale democratico e del sindaco Darrio Melton di Selma. Nulla di strano: si parla dell’establishment democratico che non vede di buon occhio il socialista Sanders

7- Molti analisti vedono in Sanders il vincitore assoluto del Super Tuesday. È popolare in California (che può offrire ben 415 delegati): vincere all’Ovest significherebbe godere di un importante vantaggio. La domanda è se Biden può fare abbastanza bene in tutto il paese al punto da mantenere il contatto con la testa della gara e sperare di superare Sanders alla fine. Da valutare anche l’atteggiamento della liberal Elizabeth Warren, intenzionata ad arrivare fino alla Convention dove i voti dei suoi delegati potrebbero risultare necessari per rafforzare Sanders.

8- Da valutare la questione dell’affluenza. Piccolo allarme per Sanders: il senatore del Vermont ha spesso sostenuto che solo la sua campagna sarebbe stata in grado di guidare un aumento della partecipazione degli elettori, portando al voto i potenziali astenuti. Ma finora non è andata così: in nessuno delle tre prime tornate si è verificato alcun aumento significativo della partecipazione. Nella Carolina del Sud, invece, l’affluenza alle urne ha superato di gran lunga quella del 2016 e ha quasi raggiunto i livelli del 2008, quando la candidatura di Obama creò un’onda travolgente di entusiasmo: e qui ha vinto Biden.

9- Da parte sua, Sanders ha ricevuto un importante sostegno da parte di Democracy for America, un comitato di attivisti della sinistra radicale, che nel 2016 aveva pensato di sostenere la Warren salvo poi convergere su Sanders. Questa volta la scelta è chiara: quasi l’80% dei 38 membri membri di DfA ha votato a sostegno di Sanders.

10- Con il loro ritiro dalla corsa, Buttigieg e Klobuchar stanno anche ‘proteggendo’ la propria carriera. Entrambi sono come dei titoli che hanno raggiunto livelli record, quindi ha senso incassare ora il buon risultato di immagine senza dilapidarlo. Klobuchar ha evitato l’imbarazzo di perdere in Minnesota, il suo stato d’origine, a vantaggio di Bernie Sanders. Diventa così una possibile candidata alla vicepresidenza in caso di vittoria di un democratico. Buttigieg ha visto la sua trasformazione da Signor Nessuno a star della politica. Può ambire adesso a incarichi importanti. E ha l’età per riprovare la corsa verso la Casa Bianca.


 

Vittorio Ferla
vittorinoferla@gmail.com

Giornalista, direttore di Libertà Eguale e della Fondazione PER. Collaboratore de ‘Linkiesta’ e de 'Il Riformista', si è occupato di comunicazione e media relations presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio. Direttore responsabile di Labsus, è stato componente della Direzione nazionale di Cittadinanzattiva dal 2000 al 2016 e, precedentemente, vicepresidente nazionale della Fuci. Ha collaborato con Cristiano sociali news, L’Unità, Il Sole 24 Ore, Europa, Critica Liberale e Democratica. Ha curato il volume “Riformisti. L’Italia che cambia e la nuova sovranità dell’Europa” (Rubbettino 2018).

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