A picco Trump, il 'bambino populista' che calpesta le mascherine - Fondazione PER
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A picco Trump, il ‘bambino populista’ che calpesta le mascherine

di Vittorio Ferla

 

Il 4 luglio negli Stati Uniti si festeggia l’Indipendence Day, la Giornata dell’Indipendenza. “Ma quest’anno c’è ben poco da festeggiare”, avverte il New York Times. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, l’83 per cento degli americani dichiara di non sentirsi orgoglioso dello stato del paese in questo momento.

Il coronavirus tormenta ancora gli States, nonostante – o proprio perché – il presidente Trump continua ad assicurare che la situazione è “under control”. Milioni di persone hanno perso il lavoro a causa della pandemia. Il tasso di disoccupazione è bloccato a due cifre. Molti di quelli che il lavoro ancora ce l’hanno mettono a rischio la propria vita solo per il fatto di lavorare. Nelle ultime settimane sono esplose le proteste contro le discriminazioni razziali e la violenza della polizia. Non sorprende dunque che, secondo il Pew, l’87% degli americani si dichiari “insoddisfatto del modo in cui vanno le cose nel paese” e che sette su dieci siano “arrabbiati per questo stato delle cose”.

Per molti, il responsabile di questa disastrosa fase nella vita del paese ha un nome e cognome: Donald Trump. L’approvazione nei confronti dell’operato del presidente è scesa in questi giorni al 39 percento, il livello più basso da oltre un anno. L’elenco dei motivi potrebbe essere lungo, ma l’atteggiamento di Trump nei confronti della pandemia è quello che più di tutti sprofonda l’America nell’insicurezza. Per la prima volta, ieri, il bilancio giornaliero dei nuovi contagi da coronavirus negli Usa ha superato quota 50 mila: la Johns Hopkins University ha calcolato 52.898 casi nelle ultime 24 ore. I contagi rilevati finora sono quasi tre milioni e, tra poco, si toccherà l’apice dei 130mila morti. La situazione è particolarmente grave negli Stati del Sud. A partire da ovest, la California ripristina il lockdown sul 75% del territorio. Nuovi record di infezioni si registrano in Arizona. A Houston, in Texas, gli ospedali hanno raggiunto il 100% della capienza. Anche in Florida i casi sono in aumento.

Di fronte a questo disastro, Trump ha sbagliato tutte le mosse possibili. Prima ha negato l’esistenza del virus, paragonandolo a una banale influenza. Quando la situazione è precipitata ha dovuto piegarsi alle richieste di lockdown da parte degli scienziati. Contemporaneamente, però, ha sostenuto le proteste dei movimenti di destra contro le chiusure e contro le mascherine. Di fronte ai timidi segnali di miglioramento ottenuti da alcuni governatori a livello locale (per esempio Andrew Cuomo ha affrontato con energia il dramma di New York, primo focolaio di Covid-19 in Usa) ha subito sposato un atteggiamento lassista e menefreghista. Nonostante le performance disastrose continua a ripetere -anche di recente, in una intervista a Fox Business-: “abbiamo fatto un ottimo lavoro” e a diffondere previsioni fantasiose sulla fine del virus. E, soprattutto, Trump non ha mai indossato la mascherina. Almeno fino a ieri, quando ha ceduto finalmente alle pressioni provenienti dal suo stesso partito, preoccupato per il consenso che va a picco. “Assomiglio a Lone Ranger”, ha detto, cercando di fare il simpatico. Come spiega Stephen Collinson della Cnn, “il rifiuto della mascherina da parte di Trump è un atto di ribellione contro le figure dell’establishment, gli scienziati, i funzionari e i tecnici del governo verso i quali ha intrapreso una guerra interna da quando è cominciato il suo incarico. Per un outsider permanente – quale si considera – si tratta di una scelta naturale: Trump è personalmente e politicamente costretto a infrangere le regole”. In sostanza, il presidente americano si muove come un “bambino populista”, che calpesta le mascherine per fare un dispetto agli ufficiali di stato. Ma così trascina il paese nel baratro, proprio come Bolsonaro in Brasile.

“Sembra che il nostro presidente in tempo di guerra si sia arreso, abbia sventolato la bandiera bianca e lasciato il campo di battaglia”, ha dichiarato il candidato democratico Joe Biden parlando di Trump pochi giorni fa con i giornalisti in una palestra del liceo di Wilmington, in Pennsylvania. “Oggi dobbiamo affrontare una grave minaccia, tutti insieme. Il presidente invece non dà alcuna direzione e ci ostacola. Non possiamo continuare così”. Biden propone un piano federale basato sui test e la ricerca antivirus, sulle forniture di dispositivi di protezione individuale, sullo sviluppo di vaccini e su standard nazionali per la riapertura dell’economia. Nel frattempo, in una audizione davanti al Senato, Anthony Fauci, direttore dell’istituto nazionale per le malattie infettive, ha avvertito che “non sarebbe sorpreso” se gli Stati Uniti dovessero patire un tasso di 100 mila nuovi casi ogni giorno.

Non è un caso che tutti gli istituti di analisi e sondaggi del paese avvertano all’unisono che la forbice del consenso di allarga sempre più a favore di Biden (ora al 54%) contro Trump (44%). Numeri che fanno tremare il partito repubblicano. Per qualche giorno è circolata perfino l’idea di non ricandidare Trump, ma questa ipotesi estrema appare assai improbabile. Molto più facile – forse – convincere il presidente a indossare la mascherina cambiando di 360 gradi la narrativa sul tema. “Non dobbiamo avere alcun tipo di stigmatizzazione riguardo all’indossare maschere”, ha detto martedì il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell, repubblicano del Kentucky. In una recente visita in Texas, duramente colpito durante il fine settimana, il vicepresidente Mike Pence ha indossato la maschera. Perfino il responsabile della campagna del Presidente, Brad Parscale, ha messo una maschera con l’immagine di Trump-Pence in occasione di una manifestazione a Tulsa, in Oklahoma, il mese scorso, suggerendola come una grande opportunità di marketing. Il leader della minoranza della Camera Kevin McCarthy, un repubblicano della California, forte alleato di Trump, ha suggerito che nel Giorno dell’Indipendenza, gli americani dovrebbero mostrare il loro patriottismo con le mascherine rosse, bianche e blu, i colori della bandiera nazionale.

Basterà questa – eventuale – conversione tardiva? Probabilmente no. Come spiega Ronald Brownstein, analista della Cnn, Trump sta perdendo consensi proprio nel suo elettorato più tradizionale: quello dei “colletti bianchi”, ovvero dei maschi maturi, ricchi e istruiti. Spaventati dal coronavirus e dal crollo dell’economia. E da un presidente che proprio non sa che fare.

 

Vittorio Ferla
vittorinoferla@gmail.com

Giornalista, direttore di Libertà Eguale e della Fondazione PER. Collaboratore de ‘Linkiesta’ e de 'Il Riformista', si è occupato di comunicazione e media relations presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio. Direttore responsabile di Labsus, è stato componente della Direzione nazionale di Cittadinanzattiva dal 2000 al 2016 e, precedentemente, vicepresidente nazionale della Fuci. Ha collaborato con Cristiano sociali news, L’Unità, Il Sole 24 Ore, Europa, Critica Liberale e Democratica. Ha curato il volume “Riformisti. L’Italia che cambia e la nuova sovranità dell’Europa” (Rubbettino 2018).

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