
03 Gen Cultura: la Corte dei Conti Ue chiede meno sprechi
di Francesco Gastaldi
La Corte dei Conti europea ha voluto valutare, sulla base di dati raccolti da un audit, l’efficienza e la sostenibilità degli investimenti dell’Unione Europea in campo culturale. A sovvenzionare i progetti contribuiscono vari fondi UE, tra i quali il più importante è il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che è stato oggetto di controllo della Corte. Con circa 750 milioni di euro messi a disposizione ogni anno, il FESR costituisce per un terzo degli Stati membri dell’UE una considerevole fonte di finanziamento a favore degli investimenti pubblici nei siti culturali.
I dati hanno mostrato gli effetti economici, sociali e culturali degli investimenti FESR per i periodi 2007-2013 e 2014-2020 con lo scopo di trarne linee guida per il programma successivo al 2020. Sono stati revisionati 27 progetti in sette Stati membri – Germania, Francia, Croazia, Italia, Polonia, Portogallo e Romania – analizzando gli effetti di tali investimenti e valutando la sostenibilità finanziaria e fisica di tali siti destinatari di aiuti. La Corte, attraverso una attenta documentazione, ha potuto avere una visione migliore anche di evidenziare eventuali esigenze e sfide a cui i siti di interesse culturale devono far fronte.
Ne è risultato che il coordinamento con i meccanismi di finanziamento delle iniziative sviluppate dalla Commissione è troppo limitato e gli investimenti UE non sono sufficientemente mirati alla conservazione e alla sostenibilità finanziaria dei siti stessi. La Corte sostiene che solo un intervento coordinato tra i fondi UE ha la capacità di assicurare un utilizzo produttivo delle risorse finanziarie per sviluppare le iniziative proposte. Inoltre, essa afferma che gli investimenti culturali non sono considerati una priorità, bensì uno strumento per promuovere obiettivi economici e l’efficacia e la sostenibilità dei progetti FESR controllati non è costatante.
Alcuni dei progetti ultimati infatti erano operativi, ma avevano come scopo principale il raggiungimento di obiettivi economici e solo in maniera minore di quelli sociali e culturali. Durante la raccolta dei dati si è verificata infatti una predominanza degli obiettivi economici alquanto evidente. La cultura quindi non rientra in maniera preponderante all’interno della strategia globale o addirittura non viene considerata come criterio per la selezione dei progetti. Al momento dell’audit, tutti gli 11 progetti ultimati erano operativi, ma sono stati raggiunti i valori-obiettivo prefissati unicamente da un terzo dei progetti controllati. Degli altri non è possibile trarre conclusioni dal momento che la performance non può essere valutata a causa di debolezze che limitano la capacità di usare i dati comunicati.
I dati audit dimostrano poi come non si presti sufficiente attenzione alla sostenibilità dei siti culturali, che deve essere garantita in tutte le fasi del progetto. Inoltre i siti del patrimonio culturale avrebbero la necessità di una manutenzione attenta e costante per la loro conservazione, ma i requisiti del FESR non affrontano tale questione. Così, il FESR o il programma “Europa creativa” non possono finanziare un’azione in un sito se non si prevede che produca effetti economici e sociali, anche qualora sia necessario un intervento urgente. Generare un impatto socio-economico è compito degli Stati membri attraverso la promozione del turismo nei siti e quindi l’aumento dei visitatori annui. Ma è necessario agire in maniera cautelare e intensificare gli sforzi per non generare effetti contrari: l’aumento di turisti o il turismo di massa potrebbero risultare controproducenti per la conservazione dei siti poiché sono una tra le principali fonti di deterioramento del patrimonio culturale.
È emerso infine, dalle osservazioni fatte, che i siti culturali generalmente dipendono da sovvenzioni pubbliche e sono scarsamente incentivati ad aumentare gli introiti. Per i progetti generatori di entrate, i requisiti del FESR sono tali per cui quanto maggiori sono le entrate nette, tanto minore è il sostegno UE accordato.
La Corte nel complesso ha evidenziato luci e ombre del quadro generale attuale e ha ritenuto non adeguate le strategie messe in atto per assicurare l’efficienza e la sostenibilità degli investimenti FESR nei siti di importanza culturale. Pertanto servono più attenzione e coordinamento per gli investimenti se si vuole rispettare e valorizzare la ricchezza della varietà del patrimonio culturale. Dunque, per garantire una sana gestione delle strategie da mettere in campo, la Corte ha stilato delle raccomandazioni alla Commissione dando anche la scadenza entro la quale cercare di metterle a punto. Vi è la necessità di migliorare l’attuale quadro strategico a favore della cultura nei limiti delle competenze definite dai trattati individuando le modalità per impostare, scegliere, finanziare, realizzare e monitorare i progetti culturali con scadenza dicembre 2022. Serve inoltre incoraggiare fonti di finanziamento alternative, come ad esempio il ricorso a fondi privati, per salvaguardare il patrimonio culturale europeo, dal momento che i siti oggetto di valutazione dipendevano totalmente da sovvenzioni pubbliche.
https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR20_08/SR_Cultural_investments_IT.pdf
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