
15 Ott È una crisi degli ostaggi
di Alessandro Maran
Non è solo una guerra, è una complessa “crisi degli ostaggi”. E come osserva (
più sotto) Christopher Costa, un ex ufficiale dell’intelligence dell’esercito americano intervistato da Politico, “It’s just a tough, tough problem”.

L’invasione di terra israeliana sembra imminente. Israele ha ingiunto a più di un milione di palestinesi di evacuare il nord di Gaza. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha ammonito che ciò sarebbe devastante per i civili e che in alcuni casi non sarebbe possibile (qui gli aggiornamenti della CNN:
https://edition.cnn.com/…/israel-news-hamas…/index.html).

L’attenzione si è poi rivolta all’idea di aprire un corridoio umanitario al confine meridionale di Gaza con l’Egitto. Ma anche questa ipotesi ha sollevato molte preoccupazioni: su Middle East Eye, Rayhan Uddin ritiene che, se fuggissero in Egitto, i palestinesi potrebbero essere sfollati permanentemente da Gaza (
https://www.middleeasteye.net/…/israel-palestine-war…).

Ma la prospettiva di un’invasione via terra di Gaza deve fare i conti anche con un angoscioso dilemma umano e strategico: come affrontare una crisi degli ostaggi che è indissolubilmente connessa a qualsiasi ipotetica operazione militare. Sono dozzine gli ostaggi nelle mani di Hamas, che ha minacciato di giustiziarli se Israele dovesse colpire le case civili di Gaza senza preavviso. Il che rende la situazione molto più difficile. Su Al-Monitor, Elizabeth Hagedorn descrive l’arduo compito dell’esercito israeliano: “Individuare la posizione esatta degli ostaggi in un territorio di 140 miglia quadrate sarà una sfida immane. Con più di 2,3 milioni di persone, Gaza è tra i luoghi più densamente popolati della terra. Al momento, secondo gli analisti, gli ostaggi sono probabilmente nascosti nelle case, nei bunker e nella vasta rete di tunnel sotterranei dei miliziani. Quei nascondigli potrebbero essere attrezzati per esplodere a comando” (
https://www.al-monitor.com/…/how-complex-search-israels… ).

Su POLITICO Magazine, Calder McHugh intervista appunto Christopher Costa, un ex ufficiale dell’intelligence dell’esercito americano e dirigente dell’antiterrorismo del Consiglio di sicurezza nazionale che in passato si è concentrato sul recupero degli ostaggi. Esprimendo la speranza che il Qatar possa mediare nelle trattative sugli ostaggi, Costa afferma di non riuscire a pensare a una situazione analoga. “Non credo che Israele sia mai stata in questa posizione”, dice Costa. “Si tratta di una situazione così enorme che, alla fine, Israele dovrà fare alcune scelte difficili. E potrebbero esserci ostaggi uccisi, anche se Hamas non ha una lunga storia di uccisione di ostaggi. È semplicemente un problema difficile, difficile” (
https://www.politico.com/…/christopher-costa-israel…).

Nel 2011 Israele ha liberato più di 1.000 prigionieri palestinesi in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, che era stato catturato dai militanti di Hamas nel 2006.
Su DER SPIEGEL, Klaus Wiegrefe intervista l’ufficiale dell’intelligence tedesca Gerhard Conrad, che ha contribuito a negoziare il rilascio di Shalit. Per quanto riguarda quel che potrebbe succedere, Conrad afferma: “Sulla base dell’esperienza passata, una soluzione negoziata rapidamente sarebbe sicuramente miracolosa … Se le cose procedono in modo analogo ai casi di ostaggi del passato, non accadrà nulla per un bel po’ di tempo. Hamas cercherà di scoprire chi sono gli ostaggi che ha in mano e quanti di loro sono soldati. Il governo israeliano ha lanciato la sua controffensiva e vorrà mostrare significativi successi militari per riprendere il sopravvento. Pertanto, inizialmente avranno poco interesse nei negoziati. Dopo un po’, tuttavia, l’analisi costi-benefici per i politici israeliani cambierà” (
https://www.spiegel.de/…/hamas-attack-on-israel-the…).

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