Giorgio Armillei, uomo dell’aggiornamento conciliare e istituzionale - Fondazione PER
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Giorgio Armillei, uomo dell’aggiornamento conciliare e istituzionale

di Stefano Ceccanti

 

Abituati ad accompagnare persone anziane al termine della vita, la scomparsa di un coetaneo, con cui magari abbiamo discusso qualche ora prima, ci lascia senza parole. Così è stato sabato per Giorgio Armillei. Per questo inizio con frasi di altri, che mi hanno aiutato ad elaborare le mie. Come ha scritto il vescovo di Terni, mons. Piemontese: “Non eravamo preparati a questo distacco, repentino ed inatteso; e ora l’angoscia sovrasta tutti noi.” Penso che dobbiamo rifarci anzitutto allo stile complessivo spiegato in alcune parole che ha letto in Chiesa il figlio Francesco, anche a nome di sua mamma Donatella: “‘Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Ce lo ripeteva sempre a tavola. Non era solo un modo di dire, sono convinto che papà sentiva veramente di aver ricevuto tanto, con gratuità, e tanto, tantissimo dava ogni giorno con allegria, con dolcezza e allo stesso tempo con fermezza e rigore.”  E’ quanto ha segnalato nel suo messaggio anche l’arcivescovo mons. Paglia che aveva collaborato con lui per tanti anni: “La Diocesi e Terni perdono un figlio della specie dei “servitori”, di quelli cioè che spendono la vita non per se stessi ma per gli altri.”

Giorgio è stato ed è un figlio del Concilio Vaticano II, i cui testi conosceva alla perfezione e che viveva altrettanto conseguentemente, tanto quanto conosceva i contributi più importanti della letteratura costituzionalistica, politologica ed economica di autori delle più varie ispirazioni.

Sul versante territoriale molto è stato già detto: svolgeva tuttora le funzioni vicepresidente del settore adulti di Azione Cattolica, sempre fecondamente e complementarmente in tandem con Luca Diotallevi, e lavorava da molti anni come funzionario al Comune di Terni ed in un certo periodo, per una parentesi breve ma intensa e proficua, dall’altra parte della barricata, come assessore alla Cultura.

Su quello nazionale molti se lo ricordano tuttora come una sorta di enciclopedia vivente sugli atenei italiani: nei primi anni Ottanta quando si aprì la stagione dell’autonomia, da incaricato della Presidenza della Fuci per l’Università teneva sott’occhio l’elaborazione degli Statuti di tutta Italia, promuovendo incontri ovunque perché la redazione non fosse un atto burocratico ed estraneo alle caratteristiche specifiche di ogni contesto.  Negli anni più recenti, come animatore insieme a Isabella Nespoli, del gruppo degli ex-fucini che dal 2007 si riuniscono nella Sala del Landino di Camaldoli, ha guidato importanti discussioni rifluite anche in contributi on line apprezzati da più parti: specie sull’aggiornamento delle istituzioni, al fine di completare la transizione alla democrazia governante (aperta, anche col suo contributo, dai primi anni ’90), di evitare gli squilibri nel sistema giustizia e di coniugare l’impegno per la riduzione delle diseguaglianze con la valorizzazione della libertà delle persone e dei soggetti associati.

Un tale insieme di impegni, tenuti insieme con lo stile di chi molto ha ricevuto e molto si sente di restituire, aiuta a capire perché abbiamo vissuto, in questo doloroso distacco, una vera onda di gratitudine per i giorni e le opere di Giorgio Armillei.
Stefano Ceccanti
ceccanti@perfondazione.eu

Vicepresidente di Libertà Eguale, membro del Cda della Fondazione PER e Deputato del Partito Democratico, eletto nel collegio di Pisa e Livorno. Professore di diritto costituzionale comparato all’Università La Sapienza di Roma. Già presidente nazionale della Fuci, si è occupato di forme di governo e libertà religiosa. Tra i suoi ultimi libri: “La transizione è (quasi) finita. Come risolvere nel 2016 i problemi aperti 70 anni prima” (2016).

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