
04 Lug Gli sport e le città: un rapporto da integrare
di Francesco Gastaldi
Mentre sul tema dei grandi eventi (Olimpiadi, Mondiali di calcio) si è da tempo richiamato l’attenzione degli operatori di politiche pubbliche sull’importanza che questi rivestono per le economie locali, poco o nulla si trova sugli eventi ordinari, in rapporto a politiche urbane ed effetti territoriali. Per quanto concerne il ruolo dei soggetti istituzionali negli eventi sportivi, l’impressione è quella che, al crescere della rilevanza di quest’ultimi, le politiche pubbliche siano rimaste inerziali rispetto a tali mutamenti, lasciando, di conseguenza, che si sviluppassero in modo autonomo.
Nel campo delle politiche di governo del territorio, una riflessione più attenta andrebbe sviluppata per cercare di capire il significato che hanno oggi gli stadi e gli impianti sportivi. Si dovrebbe analizzare la situazione media di conservazione e manutenzione, la loro età e adeguatezza rispetto al variare di mode, stili di vita e consumi sportivi, la loro ubicazione rispetto a una città che, dalla costruzione degli stessi, si è ampliata fino ad inglobarli. Si registra una difficoltà a reperire dati territorialmente diffusi (e omogenei) non solo l’età degli stadi, ma delle infrastrutture sportive a livello comunale, si dovrebbe poter analizzare l’evoluzione della spesa ordinaria, corrente e in conto capitale, dei comuni per la funzione sport.
Non sono rari i casi di impianti sottoutilizzati o di inefficienza gestionale e organizzativa che porta ad un conseguente abbandono e disuso. Inoltre, esiste un “disinteresse” delle pubbliche amministrazioni che, trovandosi di fronte alla scelta di dove investire risorse, decidono di utilizzarle per altre attività considerate di maggiore priorità. D’altro canto, come detto, proliferano strutture in ex aree industriali (come il caso delle palestre Virgin a Milano) o in ex edifici nati per ospitare altre funzioni, generando processi di manutenzione o riqualificazione urbana e si diffondo le attività svolte da casa.
Sta cambiando anche la relazione tra settore pubblico e privato riguardante lo sport. La questione su cui ci si dovrebbe soffermare a riflettere è quella dei mancati raccordi fra i vari livelli istituzionali: chi dovrebbe occuparsi degli stadi o delle concertazioni decisionali riguardanti i grandi impianti sportivi? Le azioni e i processi di riqualificazione intrapresi sotto la regia pubblica possono innescare il miglioramento della qualità urbana, andando a favorire successivi interventi anche da parte di operatori privati.
Gli eventi sportivi ordinari e i nuovi sport urbani possono avere una funzione decisiva nel favorire l’innesco di meccanismi latenti o inerziali, l’appropriazione di luoghi, sbloccando finanziamenti, accelerando procedimenti burocratici e più in generale incrementando la capacità istituzionale (anche con riferimento a possibili elementi di conflitto). Solo se ciò avverrà si potrà affermare che l’impiego di risorse pubbliche avrà raggiunto il suo scopo, in quanto capace di mettere in atto processi virtuosi e fortemente radicati di ripresa e sviluppo, anche attraverso lo sport, di cui abbiamo tanto bisogno nella fase post Covid-19.
L’home fitness non è un fenomeno nuovo, ma il lungo periodo di pandemia ha favorito l’incremento del numero di persone che hanno allestito una piccola palestra all’interno della propria abitazione (o in soffitta, o in garage). Accanto alle tradizionali attrezzature, si fa strada la rivoluzione digitale con metodi di allenamento on-line innovativi.
Accanto all’home fitness assumono notevole rilevanza gli sport urbani. Una riappropriazione degli spazi pubblici e un uso diverso degli edifici per praticare sport all’aperto: dal parkour allo skateboard, dai pattini in linea, all’arrampicata su pareti e sporgenze (urban climbing), dal golf in città (urban golf) al bike polo, dalla camminata veloce per le strade cittadine (urban trekking) al camminare in equilibrio su una fettuccia elastica tesa tra due punti di ancoraggio (slacklining) [https://www.technogym.com/it/newsroom/parkour-definizione-consigli/].
Nel 2020, con il progetto di rigenerazione urbana condivisa denominato DumBo, è stato inaugurato l’Eden Park di Bologna: uno spazio coperto di circa duemila metri quadrati, in un padiglione dell’ex Scalo merci Ravone di proprietà del Gruppo Ferrovie dello Stato, dove è possibile praticare sport urbani [https://gazzettadibologna.it/primo-piano/sport-urbani-e-circensi-torna-a-bologna-un-grande-spazio-dove-praticarli].
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