
12 Gen Ibrida e multifunzione. Così sarà la casa in cui vivremo
di Francesco Gastaldi
Stefano Boeri, architetto di fama internazionale e docente del Politecnico di Milano ha parlato della necessità di case fluide per la post pandemia, di un abitare che sarà mutato dal concentrare insieme vivere, ma anche lavorare e fare attività fisica. Boeri in alcune sue proposte ha parlato anche di co-working condominiali, di tetti da riscoprire come spazi di vita e di incontro, di pianerottoli che assumeranno un ruolo fondamentale nelle nuove abitazioni, non di mero passaggio, ma luoghi di filtro, spazi in cui ci si spoglia di quelli elementi che potrebbero inquinare la sfera privata. Le case dovranno abbandonare la visione rigida e “scatolare” attuale con una rigida suddivisione degli ambienti in base alle funzioni, in favore di una più elastica dove la sfera lavorativa si mescola con quella privata e non necessita più di una suddivisione rigida.
Se alcune proposte appaiono un po’ utopistiche è indubbio che qualcosa rimarrà, in un precedente contributo, ho descritto come a livello nazionale e internazionale molte aziende stanno già stilando accordi per il lavoro da remoto e a domicilio senza aspettare la fine della pandemia. Alcuni cambiamenti, forse, erano già in corso, ma hanno subito una improvvisa e repentina accelerazione, le modalità dell’abitare sono fra questi. Ci siamo tutti organizzati in fretta e furia, in modalità provvisorie che ormai durano da quasi un anno, ma i luoghi (ipotizzati come temporanei) dello smart working diventeranno stabili e non più parziali e dovranno essere riadattati. E viceversa questo porterà ad una necessità di ripensamento degli edifici destinati solamente ad uffici, in modo da renderli funzionali per un nuovo utilizzo in presenza di 2/3 giorni settimana, contro gli attuali 5.
Tutti abbiamo prolungato la permanenza fra le mura domestiche, abbiamo (ri)scoperto le nostre case, vecchi ricordi in scatole ormai dimenticate, i nostri quartieri, aspetti del nostro vicinato che non conoscevamo o non ricordavamo più. Ci sono tanti aspetti progettuali che ci spingono a riflettere in base a queste evoluzioni, si sente la necessità di case “multifunzione” che dovrà essere in grado di offrire benessere fisico e mentale, spazi per la pausa pranzo e materiali di lavoro, tecnologie per le telecomunicazioni. Forse il fenomeno dei Loft aveva anticipato queste tendenze e appariva emblematico delle trasformazioni del concetto tradizionale e consolidato di abitare in un luogo nuovo e diverso. Si trattava di uno spazio spesso unitario, ibrido e flessibile, privo di delimitazioni in ambienti e stanze e caratterizzato da nuovi stili di vita degli utilizzatori. Così, pur con le barriere di muri e pilastri, sono state le abitazioni di tutti noi in epoca di pandemia.
“Dove, come, con chi sono variabili che possono mutare nel corso dell’esistenza, anche con una certa frequenza, ma sono sempre di più terreno di scelta e di opzioni”. Così Arturo Lanzani e Elena Granata del Politecnico di Milano descrivevano una decina di anni fa quella che loro definivano la “metamorfosi dell’abitare”. I cambiamenti che interessano le dinamiche demografiche e la conseguente evoluzione del tradizionale modello familiare (frammentazione e ricomposizione dei nuclei, allungamento della vita media, minor numero di figli, processi migratori da paesi stranieri ecc.) e i mutamenti intercorsi nel lavoro (fuori sede, partite iva pluri-committente, precarizzazione, instabilità ecc. ecc.) hanno avuto negli ultimi anni effetti rilevantissimi sulle modalità di utilizzo del patrimonio abitativo. Fino all’accelerazione dell’ultimo anno, dall’esterno tutto ci sembra invariato, ma se osservassimo le pratiche d’uso dall’interno, scopriremmo cambiamenti dirompenti, forse non del tutto ancora compresi nel loro impatto, nella loro entità e negli effetti, anche territoriali, generati.
La casa è quindi diventata il nostro microcosmo, nella quale abbiamo improvvisato un ufficio, una palestra, un ristorante. Il Covid ha accelerato le nuove esigenze dell’abitare: c’è bisogno di maggiore flessibilità, le case saranno sempre più spazi pratici che devono somigliarci, adatte alle nostre eterogenee esigenze, ai nostri stili di vita, molto diversi da quelli del 900 in cui gran parte del patrimonio abitativo italiano è stato realizzato. Anche regolamenti edilizi, norme di attuazione e piani dovranno progressivamente adattarsi …
gastaldi maurizio
Pubblicato il 16:36h, 12 Gennaiociao… sei trppo bravo ed intelligente vedi bene il futuro coplimenti.