Investire nelle infrastrutture per uscire dalla crisi: il dibattito in Usa (e in Italia) - Fondazione PER
17223
post-template-default,single,single-post,postid-17223,single-format-standard,theme-bridge,bridge-core-2.0.5,woocommerce-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,columns-4,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-21.0,qode-theme-bridge,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-6.0.5,vc_responsive

Investire nelle infrastrutture per uscire dalla crisi: il dibattito in Usa (e in Italia)

di Alessandro Maran

 

La spesa per le infrastrutture può tirarci fuori dalla situazione in cui ci ha scaraventati il Covid-19? S&P Global pensa di sì.

Lo stimolo economico sta già raggiungendo livelli record mentre i governi del mondo rispondono al Covid-19, ma un nuovo report di S&P Global suggerisce agli Stati Uniti di versare 2,1 trilioni di dollari per ricostruire le loro infrastrutture, basando tale cifra su un’iniziativa bipartisan fallita l’anno scorso. Gli Stati Uniti hanno perso l’occasione per avviare una grande ricostruzione con il pacchetto di stimolo economico del 2009, sostiene il report, ma ora ne hanno un’altra, e secondo il modello di S&P Global i benefici economici sarebbero considerevoli. «L’economia potrebbe trarre ancora vantaggio dall’aumento della spesa per le infrastrutture. In effetti, nel nostro scenario di infrastrutture, calcoliamo che se gli U.S.A. aumentassero la spesa annuale del governo per le nostre infrastrutture fatiscenti di 2,1 trilioni di dollari su un orizzonte di 10 anni, aggiungerebbero nei prossimi 10 anni 5,7 trilioni di dollari al PIL», scrive S&P.

Osservando che dal 2013 le infrastrutture americane hanno ottenuto un «D + grade» (un voto appena sufficiente) dalla American Society of Civil Engineers e che il Superstorm Sandy ha dimostrato la necessità di un loro ammodernamento per resistere al clima, la relazione chiede qualcosa di simile alla costruzione del sistema autostradale nazionale del 1959. Gli economisti considerano le infrastrutture un moltiplicatore economico globale, in quanto rende tutto più scorrevole, e la relazione rileva che la crescita media del PIL statunitense è in ritardo rispetto ai livelli precedenti alla costruzione della rete autostradale. Alla luce degli insegnamenti di Covid-19, la relazione chiede anche un altro tipo di spesa per le infrastrutture – diretta ai sistemi sanitari – sottolineando che sarebbe meglio essere preparati per un’altra pandemia.

Va da sé che anche l’Italia avrebbe bisogno come il pane di un piano shock per sbloccare opere e investimenti («Sblocchiamo tutto» è da tempo, del resto, lo slogan di Renzi), ma non sarà facile. Abbiamo costruito una repubblica fondata sulla diffidenza e per capirlo basta leggere alcune circolari Inail: ne scrivono sul Foglio Chicco Testa (https://www.ilfoglio.it/…/10/n…/non-andra-tutto-bene-317275/) e Giuseppe De Filippi (https://www.ilfoglio.it/…/…/news/cosi-non-si-riparte-317272/).

Alessandro Maran
maran@perfondazione.eu

Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.

Nessun commento

Rispondi con un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.