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La pandemia mette in crisi la globalizzazione e l’ordine liberale

di Alessandro Maran

 

La pandemia metterà fine alla globalizzazione? La pandemia di Covid-19, per il sistema economico e politico globale, non è soltanto uno shock temporaneo, scrive Philippe Legrain su Foreign Policy: potrebbe porre fine alla globalizzazione per sempre (👉 https://foreignpolicy.com/…/coronavirus-killing-globalizat…/).

La crisi ha messo in luce la fragilità delle catene di approvvigionamento che dipendono fortemente da luoghi lontani e ha rivelato gli eccessi dei viaggi d’affari e la praticabilità delle conferenze a distanza, scrive Legrain. Ha anche rilanciato la politica nazionalista dando peso all’opinione che gli stranieri rappresentano una minaccia e la chiusura delle frontiere una soluzione politica adeguata. Anche l’Unione europea, l’aggregato dalle frontiere aperte e dal mercato unico, che forse meglio di altri racchiude lo spirito della libera circolazione, è stata presa in contropiede dalla crisi, scrive Legrain. Mentre le catene di fornitura vengono ripensate e hanno successo servizi come WebEx e Zoom, Peter Orszag, il CEO di Financial Advisory Lazard, prevede invece che nell’economia globale sorgerà una «insolita sovrapposizione»: «Un numero maggiore di attività diventeranno virtuali e quindi globali, ma allo stesso tempo un po’ più della produzione di beni fisici diventerà nazionale», scrive Orszag in un articolo su Bloomberg (👉 https://www.bloomberg.com/…/antivirals-and-antibody-tests-w…).

Ma la pandemia metterà fine anche all’ordine mondiale liberale? In un saggio sull’Atlantic, un veterano come l’ex diplomatico americano William Burns prevede un degrado generale non solo della globalizzazione, ma della stabilità e della libertà. «L’ordine internazionale liberale diventerà meno liberale e meno ordinato», scrive. «Dopo il più grande colpo economico dalla Grande Depressione, il flusso di merci e persone attraverso le frontiere diventerà meno libero. Un senso condiviso di insicurezza intensificherà la competizione tra le grandi potenze, accelererà il disordine regionale, e peggiorerà le crisi umanitarie in parti del mondo già piene di conflitti e di rifugiati. Le nuove tecnologie consolideranno il controllo autoritario e sfideranno la governance democratica. Le istituzioni internazionali vacilleranno, divise dalle rivalità tra le grandi potenze e affamate di risorse, minando le prospettive di una risposta coordinata ad altre incombenti sfide globali – nessuna più esistenziale del cambiamento climatico» (👉 https://www.theatlantic.com/…/a-make-or-break-test-…/609514/).

Ma l’era della globalizzazione è davvero finita? Chi può dirlo? C’è, ovviamente, chi la pensa diversamente e ritiene che la globalizzazione sia «appena iniziata». In ogni caso, come raccomanda Arnaldo Testi, «niente panico, era già finito tutto 7 anni fa».

Alessandro Maran
maran@perfondazione.eu

Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.

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