Mission - Fondazione PER
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Mission

Finalità generali

Oggi serve guardare avanti, declinare e sviluppare la miscela di libertà e uguaglianza in un orizzonte progettuale nuovo all’altezza delle sfide del nostro secolo. La soluzione statalista, assistenzialista, egualitarista e sovranista non aiuta a risolvere queste sfide.
La Fondazione si impegna per la realizzazione di attività di studio, indagine e ricerca. Da questa produzione culturale dovrà derivare poi un precipitato di conoscenze e di competenze necessarie per lo sviluppo di una classe dirigente preparata e aperta, diffusa su tutto il territorio nazionale, soprattutto tra i giovani.
Qui nasce l’esigenza di un’attività permanente di formazione in un momento di grande vuoto provocato dall’estrema disponibilità di informazione prive di mediazioni e dalla crisi delle agenzie sociali tradizionali e delle istituzioni pubbliche tradizionalmente dedicate al trasferimento dei saperi.
Infine, la Fondazione svolge attività di divulgazione e di comunicazione e promuove iniziative editoriali.
Costituisce pertanto, uno spazio di elaborazione e confronto per tutti coloro che hanno a cuore le sorti del progressismo liberaldemocratico.
Tre le parole che ci ispirano: Progresso, Europa, Riforme.

I compiti della fondazione

La Fondazione si impegna per la realizzazione di attività di studio, indagine e ricerca che saranno utili per la definizione di nuove politiche pubbliche riformiste. Da questa produzione culturale dovrà derivare poi un precipitato di conoscenze e di competenze necessarie per lo sviluppo di una classe dirigente preparata e aperta, diffusa su tutto il territorio nazionale, soprattutto tra i giovani. Qui nasce l’esigenza di un’attività permanente di formazione in un momento di grande vuoto provocato dall’estrema disponibilità di informazione prive di mediazioni e dalla crisi delle agenzie sociali tradizionali e delle istituzioni pubbliche tradizionalmente dedicate al trasferimento dei saperi. Infine, la Fondazione svolge attività di divulgazione e di comunicazione e promuove iniziative editoriali. Costituisce pertanto, uno spazio di elaborazione e confronto per tutti coloro che hanno a cuore le sorti del progressismo liberaldemocratico.

PROGRESSO

La moderna idea di Progresso, fondata sullo sviluppo etico, civile e sociale degli uomini e delle donne, sull’affermazione della democrazia e sul buon governo della repubblica, sulla marcia positiva della scienza, della tecnica, dell’economia, sembra oggi archiviata in Italia. La modernizzazione del nostro paese non appare più l’obiettivo della politica.
L’Italia vive in un paradosso: proprio nella fase della storia umana che più conosce strabilianti progressi e che richiede il massimo investimento sul futuro, il paese si ripiega su se stesso. In preda all’insicurezza, gli elettori hanno premiato forze populiste e conservatrici che hanno impostato il loro programma di governo sulle politiche della chiusura.
Tra le altre cose serve, per esempio: dire sì all’Europa costruendo una politica di bilancio europea e rafforzando le politiche pubbliche comunitarie in partnership con i paesi fondatori; dare spazio alla concorrenza e alla forza innovativa delle imprese; conciliare i premi ai meritevoli con le giuste aspirazioni di chi soffre il disagio sociale ed economico; integrare bene e selettivamente gli immigrati per evitare che siano percepiti come una minaccia; ridare fiato allo sviluppo con una politica di crescita economica e di ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali; dire sì senza pregiudizi alla scienza, alla tecnologia e al progresso.
In una parola serve modernizzare il nostro paese, non certo ritornare alla sinistra storica novecentesca né sorreggere la nuova sinistra populista.

EUROPA

L’Europa è stata nel dopoguerra garanzia di pace, prosperità e libertà. Essa nasce sotto l’impronta del riformismo e del gradualismo. Il mercato comune e la moneta comune rappresentano, infatti, con i loro passaggi lenti ma decisivi, il cuore di un processo di scambio e di collaborazione tra paesi che in passato si facevano la guerra. L’economia, pertanto, non può leggersi come un minus rispetto ad una più profonda unione politica, ma uno strumento vincente che ha superato gli egoismi degli stati nazionali e ha assicurato la convivenza tra i popoli europei.
Oggi serve rifondare e rinnovare quello slancio per conseguire una unità più piena. L’Europa, infatti, rappresenta la dimensione necessaria e indispensabile per affrontare le sfide della globalizzazione laddove i singoli stati nazionali non sono più in grado da soli di farlo. Bisogna comprendere questo passaggio storico cruciale rinunciando al mito del nazionalismo economico per sposare definitivamente la prospettiva comunitaria. Ciò significa promuovere la partecipazione dei cittadini alla costruzione dell’unione, aumentare il grado di collaborazione tra gli stati europei, rafforzare le istituzioni comunitarie.
Significa anche sviluppare le politiche comuni necessarie, per esempio, per governare l’immigrazione, per assicurare la difesa comune, per tutelare i cittadini nelle situazioni di difficoltà economica e sociale. Serve a questi scopi la costruzione di un bilancio comune europeo, capace di affiancare un pilastro sociale al pilastro economico.
Allo stesso modo, servirà in futuro lavorare per aumentare la capacità di governo delle istituzioni europee e costruire liste transnazionali per l’elezione dei rappresentanti nel Parlamento europeo. La riforma delle istituzioni e delle politiche europee deve diventare il compito storico dei prossimi decenni.

RIFORME

Occorre preparare una nuova stagione delle riforme per garantire il cambiamento necessario.
La riforma delle istituzioni è ancora necessaria. La Repubblica deve darsi strumenti più adeguati per affrontare le sfide della globalizzazione e per svolgere un ruolo nella dimensione europea. Servono governi forti e stabili, eletti sulla base di maggioranze omogenee, capaci di realizzare le policies indicate nel loro programma e di incarnare un profilo coerente e autorevole nelle istituzioni europee. Serve migliorare la dinamica istituzionale tra esecutivo e legislativo. Inoltre, serve ristabilire un corretto equilibrio di competenze tra il livello nazionale e quello regionale. Senza la riforma della Costituzione sarà complicato anche rilanciare le riforme economiche.
E qui si apre un capitolo cruciale, perché la mancanza di investimento sul merito e sulle competenze (unita al familismo e al clientelismo) rappresentano un peso micidiale sulle prospettive di progresso dell’Italia. Un peso che grava anche sulle istituzioni pubbliche che dovrebbero garantire la implementazione delle policies e la qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese.
La promessa di cambiamento formulata nel programma delle forze populiste – di destra e di sinistra – è una promessa falsa. In molti casi si tratta di conservatorismo puro e semplice, in alcuni casi di vuota demagogia mediatica, in altri casi di vere e proprie controriforme che ci riportano indietro di anni.

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