
30 Dic Politiche Internazionali? Le fanno anche le grandi città
di Francesco Gastaldi
Spesso si pensa che le politiche internazionali siano guidate dagli stati nazionali (comprese le grandi economie emergenti), dai grandi organismi (UE, ONU, OMS, BCE solo per fare qualche esempio) e oggi, sempre di più, in maniera molto articolata e complessa, dai player del digitale, ma non sono rari i casi di città capitali, aree e sistemi urbani di scala metropolitana che svolgono azioni promozionali a prescindere dagli stati in cui si collocano.
Varie ricerche condotte sul fenomeno della globalizzazione, e del relativo incremento delle reti di scambi economici, politici, culturali, che negli ultimi decenni si sono create, hanno evidenziato con sempre maggior frequenza ed intensità, come molte cose accadano attorno ai “nodi” rappresentati dai centri metropolitani di medio-grandi dimensioni (ad esempio lo studio del 2007, a cura di Ernesto d’Albergo e Christian Lefèvre, Le strategie internazionali delle città. Dieci metropoli a confronto, Il Mulino, Bologna 2007).
Le attività internazionali delle città risultano spesso multiformi e differenziate, rispondendo ad orientamenti “individualizzati” per ciascuna area urbana, a seconda della singola capacità di reagire allo stimolo dei mutamenti globali in atto, e – con riferimento all’impianto di questa indagine – della combinazione e degli effetti delle variabili in gioco.
Il libro dimostra come sia falso il mito secondo cui “le città diventano tutte uguali”, mettendo in evidenza un riemergere di un locale di lungo periodo che produce creativamente diversità e continua a salvaguardare specificità e caratteri distintivi che divengono punti di forza da proiettare sull’esterno, talvolta per leadership dei sindaci, altre volte per la presenza di gruppi economici egemoni o partenariati pubblico-privati.
Si intende con “strategia internazionale prevalente” la visione di insieme dominante – o che raduna il maggior numero di azioni – che punta alla “coerenza tra gli scopi, i mezzi, e i valori sottostanti una serie di attività, condotte da attori urbani al di fuori dei propri confini nazionali”.
Nel volume citato sono esaminati, in un’ottica multidimensionale e con un intento comparativo, i casi di dieci aree urbane (Amsterdam, Birmingham, Budapest, Madrid, Manchester, Montrèal, Parigi, Roma, Vilnius, Zurigo), in riferimento all’insieme delle attività promozionali e alle strategie internazionali adottate da ciascuna di esse.
Il testo si propone, infatti, non di concentrarsi su di uno specifico tipo di attività o strategia internazionale propria di ogni città, bensì di analizzare il più ampio complesso di obiettivi ed azioni che contraddistinguono il “profilo internazionale interno” di ciascun centro urbano, nonché le variazioni nel tempo e nello spazio di tali azioni, e i fattori dai quali tali variazioni dipendono.
Le dieci città esaminate appartengono a diversi contesti geo-politici, alcune sono capitali, altre second cities, ed all’interno di ognuna sono considerate una serie di variabili indipendenti e dipendenti, riferite alle condizioni economiche, ed alla natura dei sistemi storico-politici, sociali e culturali.
Precisamente, riportando le parole degli stessi curatori, è esaminata la agency internazionale urbana, ossia la propensione e la capacità soggettiva di una città e/o dei suoi principali attori di agire nell’arena internazionale, e di processare le scelte di carattere internazionale nella propria agenda urbana, in particolare in quella politica.
Mediante un simile approccio si intende altresì comprendere se, ed in quale misura, le azioni internazionali intraprese dai differenti soggetti presenti sulla scena urbana (pubblica amministrazione, attori economici e attori politici) siano tra loro integrate e facenti parte di un’unica strategia di riferimento, e – qualora le città adottino effettivamente tali strategie – se tra gli orientamenti assunti dai vari centri metropolitani esista o meno delle convergenze.
L’analisi ha messo in luce l’esistenza di una “strategia internazionale prevalente” in molte delle dieci aree in esame, spesso collegata con la presenza di una forte leadership politica, ad esempio quella esercitata dal sindaco (è il caso di Budapest, Madrid, Manchester, Parigi e Roma), in altre circostanze derivante da coalizioni tra attori pubblici e privati su più scale territoriali (Amsterdam, Montrèal). Le città di Vilnius e Zurigo, ed in parte anche Birmingham, invece, sembrano portare avanti varie attività internazionali, ma senza seguire l’orientamento di una strategia-guida.
Nel loro insieme, infatti, a seguito di tale ricerca, le attività internazionali delle città risultano multiformi e differenziate, rispondendo ad orientamenti “individualizzati” per ciascuna area urbana, a seconda della singola capacità di reagire allo stimolo dei mutamenti globali in atto, e – con riferimento all’impianto di questa indagine – della combinazione e degli effetti delle variabili in gioco.
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