Il valore del ‘merito’ come strumento di emancipazione - Fondazione PER
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Il valore del ‘merito’ come strumento di emancipazione

QUADERNO N°2 – 2022

Fondazione PER presenta il quaderno dal titolo
“Il valore del ‘merito’ come strumento di emancipazione”

Le crisi economiche degli ultimi anni hanno ridato fiato al desiderio della sinistra di essere necessaria. L’obiettivo è quello di occuparsi dei poveri per migliorarne le condizioni, nella certezza che la destra non sia in grado di farlo, abbandonandoli a se stessi.

Tuttavia, quando si tratta di fare sul serio, realizzando riforme importanti nel mondo della scuola e del lavoro, scatta un meccanismo di conservazione e di rifiuto della realtà.

È il caso della polemica sul merito, rilanciato nei giorni scorsi dalla nuova nomenclatura dei ministeri ma da sempre guardato con sospetto da sinistra.

Viceversa, se è vero che la scuola e il lavoro sono due ambiti cruciali per attivare quegli ascensori sociali indispensabili per consentire il miglioramento delle condizioni di vita, l’autonomia dell’individuo, la crescita sociale ed economica, è altrettanto vero che il riconoscimento dei ‘meriti’, in questo processo, non va banalizzato.

Il merito non si esaurisce nel senso del premio di una prestazione o nella valorizzazione dei migliori, bensì può diventare uno strumento concreto di emancipazione.

D’altra parte, lo spiega anche la Costituzione italiana che, non a caso, all’articolo 34, ricorda che “i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Occuparsi dei poveri attraverso il merito significa, pertanto, tra le altre cose, attuare finalmente la valutazione (anche dei docenti) all’interno degli istituti scolastici e garantire l’efficacia della formazione professionale nel mondo del lavoro per superare il mismatch tra domanda e offerta.

Ma queste misure si scontrano spesso con gli atteggiamenti conservatori se non reazionari di una sinistra arcaica, ancorata a ricette novecentesche che oggi sono del tutto inadeguate per aiutare i più bisognosi a risollevarsi dalle loro condizioni di svantaggio, per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e per promuovere l’uguaglianza vera, fondata non sull’assistenza che rende dipendenti e sull’appiattimento di tutti verso il basso, bensì sulla libertà e sull’autorealizzazione di ciascuno, anche quando parte da condizioni di svantaggio.

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