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Trump spacca. L’America nel caos

di Vittorio Ferla

 

“In America la protesta è patriottica: la polizia dovrebbe difendere i manifestanti”. A scriverlo è il New York Times con un editoriale militante che attacca frontalmente il presidente Donald Trump. Il prestigioso quotidiano ricorda che la piaga storica della violenza perpetrata dalla polizia contro i neri “è diventata un collante per gli americani che vogliono promuovere la principale aspirazione del paese: quella di promuovere la vita, la libertà e la felicità”. Viceversa, la polizia ha risposto con più violenza e gli americani che stanno manifestando si scontrano in questi giorni “contro il disprezzo di questi diritti da parte di chi dovrebbe proteggerli”. Certo, in una manciata di città i leader locali hanno riconosciuto cosa c’è in gioco. Per esempio, Art Acevedo, il capo della polizia di Houston, pur mettendo le cose in chiaro – “non permetterò di distruggere la città” – ha avuto il coraggio di unirsi ai manifestanti. Anche perché tra i compiti della polizia c’è anche quello di salvaguardare il primo emendamento della Costituzione americana che protegge la libertà di espressione e di manifestazione. Ciò nonostante, il New York Times accusa quei sindaci che hanno ordinato il coprifuoco: “incapaci di mantenere la vita normale, hanno sospeso ogni cosa come nel caso del coronavirus”. Insomma, “la pandemia ha reso gli americani timorosi dei loro vicini e li ha separati dai loro standard di vita abituali”. Per Trump sembra un invito a nozze: “nella paura e nella rabbia pubblica” il presidente “vede solo opportunità politiche”. Ma in una nazione fondata sulla libertà di manifestazione del pensiero, suggerisce il NYT, “i leader locali farebbero bene a riaprire i luoghi di culto: molti americani vorrebbero rivolgersi alle comunità di sostegno e i leader religiosi americani sono in prima linea nella scelta della nonviolenza”.

Viceversa, avverte a sua volta il Washington Post, anche se non dovessero in concreto realizzarsi, “le minacce di Trump di mandare l’esercito portano l’America all’anarchia”. Il ministro della Giustizia William Barnes ha dato ordine alla guardia federale di usare lacrimogeni e pallottole di gomma contro i manifestanti pacifici che sostavano di fronte alla Casa Bianca. E mentre il capo del Pentagono Mark Esper si dice contrario all’uso dell’esercito per sedare i disordini, i funzionari dell’amministrazione avvertono che “Trump sta creando la sua guardia di palazzo”. La verità è che, nonostante il buon senso di buona parte delle forze dell’ordine, il presidente non cambierà i suoi comportamenti incendiari. “Definire qualche vetrina rotta come terrorismo”, continua il Washington Post, “permette a Trump di presentarsi come il presidente Law&Order”, ma mettere l’esercito contro i leader eletti a livello locale rappresenta “l’antitesi del modello di vita americano”, ha detto il governatore Tim Waltz del Minnesota. Contro i governatori democratici “che non sembrano in grado di salvare le loro città”, però, si alza la voce del Wall Street Journal, che, sebbene schierato contro l’invio dell’esercito contro i manifestanti, in questo momento raccoglie le paure degli americani spaventati dalla violenza dei disordini. Il WSJ, infatti, critica la “mollezza” dei democratici di fronte alle scene di violenza e il “sentimentalismo di Joe Biden”, accusato di “non condannare la violenza dei manifestanti”. L’immagine del candidato dem alla Casa Bianca rischia così di apparire scialba: sia per chi protesta, perché esige un approccio più energico, sia per chi teme per la propria incolumità, perché vorrebbe essere rassicurato.

La somma di questo caos generale rappresenta per gli Usa “un danno incalcolabile” avverte El Paìs. L’America di oggi si caratterizza per una “politica estremamente polarizzata”, una “società distrutta”. La catastrofe sanitaria ed economica generata dall’epidemia, l’aumento esponenziale dei disoccupati, uniti adesso alle città in fiamme e ai saccheggi e al rigurgito del razzismo, “trauma fondativo” degli Stati Uniti, disegnano una immagine devastante. “Trump aveva annunciato di voler porre fine al presunto declino dell’America”, ricorda El Paìs, ma “invece di curare le ferite le riapre”. E questa gestione fallimentare “consente alla Cina autoritaria di presentarsi come un elemento di ordine globale rispetto all’anarchia della democrazia americana”. “Con la pandemia e la recessione in atto e la prospettiva di un cambio di leadership globale – conclude El Paìs – il danno provocato è incalcolabile”. Sulla stessa linea il Financial Times: “un’America divisa non può competere sul piano internazionale”.

Vittorio Ferla
vittorinoferla@gmail.com

Giornalista, direttore di Libertà Eguale e della Fondazione PER. Collaboratore de ‘Linkiesta’ e de 'Il Riformista', si è occupato di comunicazione e media relations presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Lazio. Direttore responsabile di Labsus, è stato componente della Direzione nazionale di Cittadinanzattiva dal 2000 al 2016 e, precedentemente, vicepresidente nazionale della Fuci. Ha collaborato con Cristiano sociali news, L’Unità, Il Sole 24 Ore, Europa, Critica Liberale e Democratica. Ha curato il volume “Riformisti. L’Italia che cambia e la nuova sovranità dell’Europa” (Rubbettino 2018).

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