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Turbolenze dei mercati agricoli e sicurezza alimentare

di Ermanno Comegna

 

Il rischio della scarsità

Il cibo e quindi le materie prime agricole che ne costituiscono la principale componente potrebbero scarseggiare in futuro, per la combinazione di alcuni fattori che pare spingano tutti nella stessa direzione.

Il primo è l’aumento dei consumi alimentari a livello globale, come evidenziato da molte autorevoli analisi, in primis quelle che periodicamente sono predisposte dalla FAO. L’ultimo rapporto sulle prospettive agricole nel decennio 2022-2031, redatto congiuntamente con l’OCDE e pubblicato alla fine di giugno 2022, informa che il tasso di incremento annuo è pari all’1,4%, con la maggior parte della domanda addizionale proveniente dai Paesi a basso e medio reddito, dato che quelli ricchi sono caratterizzati da un tasso di crescita della popolazione molto lento e da una saturazione dei consumi pro-capite per la maggior parte delle categorie dei prodotti alimentari e delle bevande.

Un secondo fattore che desta crescenti preoccupazioni a livello mondiale riguarda gli effetti del cambiamento climatico che a sua volta comporta eventi meteorologici dannosi in grado di mettere a rischio la produzione agricola di base. Nell’Unione europea, il raccolto di mais nel 2022 è diminuito di quasi il 30% per effetto della concomitanza di fenomeni quali la siccità estiva e le ondate di calore.

Il documento di lavoro della Commissione europea del 4 gennaio 2023 sui fattori che incidono sulla sicurezza alimentare, evidenzia come un terzo della superficie dell’UE soffre di stress idrici e eccessi di calore. Tali fenomeni si presentano in maniera accentuata soprattutto nelle regioni del sud e nel bacino del Mediterraneo, dove si rileva una seria minaccia di desertificazione.

Come è emerso dalla recente esperienza post-Covid, una terza variabile da considerare è il fenomeno della fragilità delle catene di approvvigionamento agroalimentare a livello internazionale, con la frequente comparsa di colli di bottiglia che compromettono il funzionamento del mercato internazionale, in un contesto caratterizzato da una crescente interdipendenza tra i diversi partner commerciali, aspetto questo da preservare perché  essenziale a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.

Non è sicuramente trascurabile il fenomeno delle malattie e dei parassiti che colpiscono con crescente intensità la produzione agricola, zootecnica ed alimentare, come è emerso minacciosamente negli ultimi anni in Italia, con la Xylella, la cimice asiatica e gli attacchi fungini che hanno colpito il settore frutticolo.

La comparsa di specie aliene e di nuove emergenze fitosanitarie è legata al cambiamento climatico, alla intensificazione delle relazioni su scala globale ed alla transizione ecologica in corso a livello europeo, dalla quale discende la sempre minore disponibilità di preparati per la difesa delle colture.

“Nella UE, l’impatto cumulativo di alcuni parassiti da quarantena del tutto assenti in precedenza o con una distribuzione limitata, può portare ad una perdita annuale del valore della produzione di 25 miliardi, corrispondenti al 20% del totale europeo”, si legge nel già menzionato rapporto sulla sicurezza alimentare della Commissione di Bruxelles.

A tutto ciò, si aggiunge l’aumento della produttività agricola a livello mondiale che risulta inadeguata a raggiungere gli obiettivi delle Nazioni Unite di arrivare alla condizione di “Fame zero” e completare il processo di transizione ecologica entro il 2030.

Il rapporto della FAO evidenzia come, nel prossimo decennio, sarebbe necessario un aumento della produttività del 28% che equivale al triplo di quanto è stato registrato nel corso dei dieci anni precedenti. Pertanto, esiste un deficit in termini di innovazione, di diffusione e trasferimento delle conoscenze e di investimenti nel settore agricolo che impedisce di raggiungere i traguardi che le principali istituzioni internazionali si sono prefissate.

Le variabili qui considerate interagiscono con altri fenomeni, come il contesto macroeconomico e quello politico e istituzionale, i quali spesso sono tali da aggiungere ulteriori elementi di complicazione. Così ad esempio, l’aumento del costo del denaro che si è verificato negli ultimi tempi indebolisce le imprese agricole maggiormente esposte nei confronti delle istituzioni finanziarie e rallenta la propensione agli investimenti, compromettendo così il processo di crescita della produttività.

Allo stesso modo, le politiche agricole e commerciali non sempre sono tali da fornire le risposte necessarie. Durante la fase più acuta della crisi post-Covid e post invasione dell’Ucraina da parte della Russia, alcuni Paesi, in particolare asiatici e dell’America del sud, hanno introdotto politiche protezionistiche per tutelare la popolazione locale che però hanno ulteriormente esacerbato gli effetti della crisi, andando a danneggiare maggiormente i Paesi più poveri e condizionando le scelte produttive degli operatori, impedendo così l’adeguamento dell’offerta.

La recente riforma della PAC propende verso il processo di transizione ecologica, senza però fornire contropartite a favore degli agricoltori, per compensare l’aumento indotto dei costi di produzione.

Nel contempo, indebolisce gli strumenti rivolti alla regolazione del mercato, alla tutela del reddito delle imprese agricole ed al miglioramento delle prestazioni produttive e, aspetto per molti versi inspiegabile, accentua la complessità ed aumenta gli aspetti regolatori (condizionalità rafforzata, condizionalità sociale).

Una politica agricola così impostata non è giudicata all’altezza della situazione e si moltiplicano a livello europeo le richieste per una revisione sostanziale, alla luce del nuovo contesto che si è, nel frattempo, determinato.

Instabilità dei mercati

Il 2022 è risultato un anno turbolento per il mercato mondiale, con le quotazioni dei mezzi tecnici, delle materie prime agricole e dei prodotti alimentari che, in molti casi, hanno raggiunto livelli record che mai si sono registrati in passato, neanche nel corso dell’ultima crisi globale del biennio 2008-2009.

Ai fattori in precedenza esaminati che agiscono nel lungo periodo, si sono aggiunti gli effetti della ripresa post-Covid e del conflitto bellico nell’Europa orientale, fenomeno questo che ha influito in maniera determinante sul funzionamento del mercato agroalimentare mondiale, in quanto come è stato ampiamente evidenziato in molti studi, i Paesi coinvolti nel conflitto sono grandi produttori ed esportatori di cereali, semi oleosi, fertilizzanti, gas naturali e prodotti energetici.

L’instabilità si è trasmessa dai mercati delle materie prime energetiche verso l’agricoltura e quindi a cascata verso la fase finale della filiera alimentare, riverberandosi sui prezzi al consumo, con l’inflazione per il segmento cibi e bevande che ha raggiunto il picco del 18% nell’Unione europea nel mese di ottobre 2022 e tuttora desta forti preoccupazioni.

Nei primi mesi del 2023 gli indicatori dei prezzi registrano una riduzione, sia per i mezzi tecnici utilizzati dalle imprese (indici di costo), sia per i prodotti agricoli (indici di ricavo). Il prezzo dei fertilizzanti azotati si è più che dimezzato rispetto al mese di marzo 2022, ma si mantiene ancora ad un livello che risulta circa il doppio rispetto al periodo pre-crisi. La brusca discesa della quotazione del gas naturale che si è registrata negli ultimi mesi dovrebbe contribuire ad accentuare la tendenza alla diminuzione dei prezzi dei fertilizzanti, ed allontanare lo spettro di una carenza di prodotto sul mercato europeo.

La produzione di fertilizzanti azotati risulta fortemente dipendente dal prezzo del gas che è una materia prima utilizzata intensamente nel processo di trasformazione industriale.

Durante la fase più acuta della crisi si è verificato il doppio effetto dell’incremento dei prezzi e della riduzione della capacità produttiva, con difficoltà degli agricoltori a completare gli approvvigionamenti.

L’indice FAO del prezzo dei cereali ha subito una riduzione superiore a 20 punti base rispetto ai picchi della primavera 2022. Attualmente la quotazione del frumento tenero osservata in Francia si attesta intorno a 250 euro per tonnellata: lo stesso livello registrato nella fase antecedente la crisi ucraina. Per effetto di tali dinamiche i produttori iniziano a manifestare qualche preoccupazione sulla possibilità di coprire i costi di produzione per il raccolto 2023.

Anche nel settore del latte bovino si inizia ad avvertire l’inversione di tendenza rispetto ai picchi storici riscontrati alla fine del 2022, quando in molti Paesi dell’Unione europea il prezzo del latte crudo alla stalla è risultato superiore a 60 centesimi di euro per litro.

Le rilevazioni della Commissione europea indicano che ci sono state due consecutive riduzioni del prezzo medio ponderato dell’UE-27 nel mese di gennaio (-3,5% rispetto a dicembre 2022) e febbraio (-2,7%).

Dopo aver affrontato con qualche affanno la fase della crescita esponenziale dei prezzi dei mezzi tecnici e dei prodotti agricoli, ora è necessario gestire con attenzione il ritorno verso i valori medi di lungo periodo, seguendo l’andamento degli indici dei costi di produzione e dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli. L’evoluzione della forbice tra i costi ed i ricavi, combinata con le scelte gestionali degli agricoltori sulle tempistiche di intervento nel mercato e con i sempre incombenti rischi climatici e sanitari risulterà determinante per i risultati economici del corrente anno.

Le iniziative UE per la sicurezza alimentare

Quanto accaduto a partire dalla seconda metà del 2021 ha suscitato la reazione delle Istituzioni europee, le quali hanno messo in campo alcune iniziative per favorire il corretto funzionamento dei mercati, garantire l’autoapprovvigionamento alimentare, sostenere il reddito degli agricoltori e assicurare la disponibilità e l’accessibilità ad alcuni mezzi tecnici di strategica importanza, come i concimi chimici.

La prima comunicazione c’è stata il 12 novembre 2021, con il “Piano di emergenza per garantire l’approvvigionamento alimentare e la sicurezza di tale approvvigionamento in tempo di crisi”, come risposta all’impatto sui mercati del Covid-19 e per organizzare un approccio comune a livello europeo alle crisi dei sistemi alimentari. L’obiettivo sottostante è di accrescere la resilienza del settore e definire un piano di emergenza a livello europeo per la sicurezza alimentare.

Il 23 marzo 2022, ha fatto seguito una comunicazione della Commissione finalizzata a “Proteggere la sicurezza alimentare e rafforzare la resilienza dei sistemi alimentari” che ha dato luogo al cosiddetto “Pacchetto Ucraina” con la mobilitazione per la prima volta della riserva di crisi e la messa a disposizione di 500 milioni di euro di fondi comunitari da utilizzare per aiuti di adattamento a favore dei settori produttivi maggiormente colpiti dalla crisi.

Il 9 novembre 2022, è intervenuta di nuovo la Commissione europea con una comunicazione per “Assicurare la disponibilità e l’accessibilità economica dei fertilizzanti”. La crisi energetica e la collegata situazione di scarsità dei fertilizzanti e lievitazione dei prezzi, hanno alterato la struttura dei costi, a tal punto che si è ridotto l’incentivo degli agricoltori a produrre di più, nonostante l’elevata quotazione dei prodotti agricoli.

Dopo circa un mese (il 9 dicembre 2022), la Commissione di Bruxelles ha lanciato il  portale sulla offerta agricola e la sicurezza alimentare, dove sono riportati i dati ufficiali aggiornati di monitoraggio su prezzi, produzioni, scorte e scambi commerciali.

Inoltre, è stato predisposto un “Sistema di allerta alimentare” con la pubblicazione di bollettini periodici relativi al clima, alla siccità, alle malattie degli animali, ai costi energetici e dei noli, alle restrizioni relative alle esportazioni degli alimenti e dei fertilizzanti.

L’ultimo intervento in ordine cronologico, c’è stato il 4 gennaio 2023, con il documento di lavoro che ha analizzato i fattori alla base della sicurezza alimentare.

Verso una nuova PAC post 2027

Sono sufficienti le misure finora varate per rispondere al nuovo scenario che si è presentato negli ultimi anni?

Molti ritengono di no e sono convinti della necessità di predisporre una risposta più solida, soprattutto per arginare il rischio che alcuni Paesi, in particolare quelli con un fragile sistema demografico, utilizzino le risorse alimentari ed energetiche come ricatto ed arma geopolitica.

Tra le richieste prioritarie vi è la revisione della politica agricola europea che, nonostante l’indebolimento che si è verificato negli ultimi due decenni, costituisce ancora un importante fattore di regolazione settoriale.

A poche settimane dall’entrata in vigore della PAC approvata alla fine del 2021, si è iniziato a parlare di come affrontare il periodo successivo al 2027 e ci sono in campo le prime posizioni che prospettano un cambiamento incisivo. Da ultimo si segnala la proposta di Agriculture Strategies (10 febbraio 2023) che chiede l’attuazione di una politica agricola e alimentare comune (PAAC), basata su un approccio settoriale tale da garantire la sovranità e la sicurezza delle forniture, con l’utilizzo massiccio di strumenti di intervento potenti ed efficaci, come quelli per limitare la variabilità dei prezzi di vendita degli agricoltori e combattere la volatilità. Accanto ad un primo pilastro rivisitato, si prefigura una politica di sviluppo rurale con misure per la competitività e per la transizione ecologica ed una politica di aiuti alimentari.

Nel frattempo, sono sempre più frequenti le critiche nei confronti dell’approccio delle Istituzioni europee al Green Deal ed alla Strategia Farm to Fork, con la richiesta di accelerare l’implementazione di alcuni interventi, come la liberalizzazione delle nuove tecniche genomiche e ritardare o riconsiderare certe proposte che andrebbero a compromettere il potenziale produttivo agricolo (ad esempio quella sul contenimento degli utilizzi dei mezzi tecnici per la difesa delle colture e le nuove regole sulle emissioni industriali).

Anche la politica nazionale dovrebbe essere orientata ad affrontare i temi della stabilità dei mercati e della crescita del potenziale produttivo. Sono numerosi i comparti che attraversano una difficile fase critica, come l’olivicoltura, la frutticoltura, la maiscoltura.

Le più recenti scelte in materia di programmazione strategica della PAC 2023-2027, di PNRR e di altre politiche nazionali e regionali finanziate con gli aiuti di Stato, pur avendo mobilitato risorse finanziarie consistenti, non sembrano tali da affrontare problematiche specifiche in maniera selettiva, ma piuttosto si presentano come interventi carenti in termini di visione strategica.

Ermanno Comegna
comegna@perfondazione.eu

Economista agrario, giornalista. È stato docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’Università degli Studi di Campobasso e l’Università degli Studi di Udine. Svolge attività professionale prevalentemente come consulente di istituzioni nazionali e regionali e di organismi economici e di rappresentanza del sistema agro-alimentare italiano

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