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Una geopolitica per Milano, senza dimenticare il territorio

di Matteo Bolocan Goldstein

La più europea tra le città italiane, una città-mondo e un nodo attivo della rete urbana globale. Non sono solo immagini ripetute a testimonianza di una vocazione di Milano interpretata dalle sue istituzioni politiche, economiche e culturali in forma rituale. È un modo d’essere autentico di questa società milanese, tanto spregiudicata e intraprendente negli affari, quanto disponibile agli ‘scambi’: quelli economici e commerciali, certamente, ma pure quelli culturali che innervano il suo saper fare, le sue reti di formazione e ricerca e la sua capacità di innovazione sociale diffusa. Di tale profilo aperto e globale non sempre la città appare del tutto consapevole. Sebbene molte sue componenti sociali ne abbiano ricavato importanti benefici materiali e simbolici non equamente ripartiti. In altri termini, i dinamismi della città trainante, e trainata, dai tanti eventi, dall’Expo o dal mercato immobiliare hanno acuito le distanze, reali e percepite, dai quartieri periferici e da molte località metropolitane.

Milano, soli pochi mesi fa, aveva di fronte esattamente tale questione, relativa a una più equa distribuzione sociale e territoriale dello sviluppo e dei suoi frutti, e il sindaco Sala non si stancava di ripeterlo in ogni occasione.

Ebbene, la drammatica emergenza pandemica che stiamo attraversando impatta – già oggi, e significativamente – proprio su tutto ciò. A tal punto, che qualsivoglia ‘ripartenza’, o ‘uscita dalla crisi’, impone di formulare un’agenda non evasiva su tali temi. Con una novità di non poco conto: la necessità di ripensare lo sviluppo di Milano in una fase di deglobalizzazione relativa, obbligata certamente dalla crisi sanitaria ma, tuttavia, anticipata da potenti fattori che segnano le recenti dinamiche mondiali: dalla ritirata statunitense dal palcoscenico internazionale alle guerre commerciali con la Cina; dai conflitti che animano le rivalità geostrategiche e tecnologiche alla preoccupante debolezza di un’Unione Europea tanto incapace di solidarietà interna quanto assente come voce unitaria nell’arena internazionale.

Ma cosa può indicare questo scenario complicato e incerto per una città come Milano? Difficile a dirsi in forma perentoria. Tuttavia esso sembra suggerire di tenere insieme in forma nuova il territorio e la società locale con il posizionamento dinamico della città nel mondo. Solo pochi giorni fa, 100 sindaci del milanese, tra i quali Sala, siglavano una richiesta per il potenziamento della rete di sorveglianza territoriale, decisiva per ripensare le stesse strategie sanitarie in Lombardia. Nelle stesse ore il sindaco di Milano veniva da un lato indicato quale capo dell’unità operativa per il contrasto a CoVid-19 della rete urbana internazionale C40, e dall’altro firmava, insieme alle sindache di Amsterdam, Parigi e Barcellona, un’importante appello per il rilancio del ruolo chiave delle città in Europa. Probabilmente, queste richiamate sono dimensioni che rispondono a logiche d’azione separate della città.

Fino ad oggi, almeno, è sembrato così. Dovrebbero invece convergere in forme crescenti. Alla Milano che prova a ripensarsi attraverso la crisi, si chiede infatti di continuare a coltivare con sapienza le reti lunghe delle relazioni nello spazio-mondo, ma rafforzando i legami territoriali e contrastando i divari sociali e spaziali cresciuti negli ultimi anni e resi ora esplosivi dalla crisi sanitaria e sociale che stiamo vivendo. Anzi, orientando parte rilevante dei propri sforzi nel ritessere progetti e relazioni cooperative per un’organizzazione territoriale sostenibile e multi-centrica del contesto metropolitano, oltre che nell’esercitare un ruolo guida di riferimento per la macro-regione settentrionale. Il presunto ‘modello-Milano’ assumerebbe così ulteriore consistenza: nutrendosi di una visione ‘geopolitica’, senza dimenticare il retroterra territoriale e ambientale che ne ha storicamente rappresentato la sua forza.

Pubblicato su La Repubblica, edizione Milano

 

 

 

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Matteo Bolocan Goldstein
bolocan@ciao.it

Matteo Bolocan Goldstein è professore ordinario di Geografia economico-politica presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano. Dal 2014 è presidente del Centro studi PIM - Programmazione Intercomunale dell’area Metropolitana milanese. Tra i suoi libri: con B. Bonfantini, Milano incompiuta. Interpretazioni urbanistiche del mutamento (Angeli, 2007); Geografie milanesi (Maggioli, 2009); con S. Botti e G. Pasqui, Nord Ovest Milano, uno studio geografico operativo (Mondadori Electa, 2011); Geografie del Nord (Maggioli, 2017)

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